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        MEMORIZZAZIONE

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        DEI DATI



        TLa  parola  “Fotografia”  deriva  dal  greco  antico  e  significa  (φῶς)

        luce e (γραφή) scrittura.
         Scrivere con la luce, quindi. Di conseguenza, sia la scelta del tipo

        di  luce  con  cui  fotografare  una  scena,  sia  le  tecniche  per
        rappresentarla al meglio sono fondamentali.

        Per prima cosa, dobbiamo capire quale dispositivo cattura la luce
        e come viene misurata.
          Nella  fotografia  analogica,  la  radiazione  luminosa  passa

        attraverso  l’obiettivo  e  colpisce  un  supporto  plastico  chiamato
        pellicola,  che  è  ricoperto  da  una  sostanza  contenente  alogenuri

        d’argento.
          Nelle  fotocamere  digitali  più  comuni  di  oggi,  invece,  la  luce
        colpisce un elemento chiamato sensore.

         Il sensore è costituito da una base di silicio sulla quale si trovano
        piccoli ricettori (come minuscole lenti) chiamati pixel.

        Il  tipo  più  diffuso  è  la  cosiddetta  matrice  Bayer  CMOS,  che  puoi
        vedere nell’immagine qui sotto.






























         La luce passa attraverso l’obiettivo, poi attraversa il filtro Bayer che
         la seleziona attraverso i tre colori fondamentali e infine raggiunge i

         fotodiodi  del  sensore,  i  quali  raccolgono  la  luce  sotto  forma  di
         segnale  elettrico  e  la  inviano  al  processore  (un  vero  e  proprio

         microcomputer) che, dopo averla elaborata, la invierà alla scheda
         di memoria dove verrà registrata.
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